mercoledì 30 maggio 2012


Ore 17
E' più di una settimana che non scrivo, purtroppo impegni personali e novità editoriali, che presto conoscerete, mi hanno tenuta lontana dal mio blog.

Ma non da Lui.

L'ho visto quasi tutti i giorni, e no cari amici, non gli ho dato il biglietto.
Io penso che dargli un biglietto gli sconvolgerebbe, se non la vita intera, almeno una serata!

Dovete sapere che credo sia una delle persone più metodiche che io abbia mai "conosciuto".
Sempre gli stessi gesti, mai un bottone slacciato per sbaglio, mai una piega sulla maglietta, chessò un capello fuori posto. Sempre la stessa rivista, sempre lo stesso libro. 
Si potrebbe dire che è di una noia mortale.

Allora perchè mi interessa?
Io sono completamente l'opposto.

Una casinista nata, un giorno leggo, quello dopo ascolto musica e l'altro guardo foto.
Capita che io sia arrabbiata, e si vede.
Capita che io sia felice, e si vede.
Capita che io sia stufa, e si vede.
Cambio posto, orecchini, anelli, trucco, gusto delle caramelle.
Cerco una cosa nella borsa per minuti interi e non la trovo, perchè trovare una cosa nella borsa è una gran bella caccia al tesoro.

Lui invece mette la sua rivista sempre nello stesso scomparto, idem il suo libro, idem gli occhiali.
Tutto al posto giusto.

Mi verrebbe voglia di rivoltargliela tutta quella sua borsa!
Sbottonargli quel bottone, spiegazzargli quella sua polo sempre impeccabile.
Uffa che noia noiosa.

Però mi piace.
Perchè sono sicura che sotto questa apparenza di Mister Perfetto che son Perfetto che più Perfetto non si può ci deve essere quel caos che tanto adoro.

Il gusto sta nello scavare ed arrivarci.

Starebbe, sarebbe meglio dire.

Stasera è successa una cosa.

Sulla prima tratta non l'ho visto.
Sulla seconda si.
Salgo prima di Lui sulla metro piena di ragazzini di ritorno da una gita e mi fermo quasi subito, lui entra dopo di me.
Non lo vedo passare avanti, dopo qualche secondo sento.

PERMESSO

Gente, non un mi scusi o uno scusami, ma permesso!

(Vorrei aprire un blog solo su questa parola.Lasciamo perdere per ora)

Dicevo che sento uno che dice: permesso.

Un permesso pronunciato correttamente ma chiaramente straniero.

Mi giro e mi accorgo che è stato Lui a dirlo.

Sono stupefattaa.
La sua voce

Una voce baritonale e graffiante, avete presente Barry White che vi dice: permesso?

U G U A L E!

Una voce che non c' entra una beata mazza con Lui.

Ci metto un pò a memorizzarla e a quei 5 secondi per farlo passare.

Arriva la sua fermata e se ne va.

Chissà quante cose ha ancora da svelarmi quest' Uomo.

Let the music play......




Barry White "Let the Music Play"
http://www.youtube.com/watch?v=V3eOuK_-c34&feature=related




martedì 22 maggio 2012


Ore 17

Il biglietto è sempre in borsa.
Forse oggi è l'occasione giusta, mi sento motivata!

Questa sera la metropolitana è strapiena e il suo solito posto all'impiedi è già stato occupato da una ragazzina.

Sale sul vagone e ha due possibilità.
La prima è quella di stare davanti a me che sono seduta.
La seconda è quella di mettersi davanti a una signora che mi sta di fronte, dandomi così le spalle.

E lui che fa?
Mi da le spalle.
Sta cosa mi fa incazzare.
E no che cavolo  però un pochino potevi agevolarmi !!!!!!

Però gli faccio una fotografia. Col mio telefonino sfigato.

Per motivi di privacy (!) non la posto, ma posso sempre descriverla.

Natiche ricoperte da un paio di jeans Carrera, gambe leggermente ad arco.

La metro è sempre più invasa da persone e lui si sposta leggermente a destra.

Il mio occhio fotografico ben allenato cerca una via per guardargli il viso.

E lo trovo così in un riflesso.

I riflessi una volta erano i miei cavalli di battaglia.

Lo guardo e mi guarda. Anche lui dal riflesso.

Incredibile come i suoi occhi azzurri siano blu sul finestrino.

Scemo, potevi stare qua davanti a me.

Sulla seconda tratta siamo lontani, un'occhiata fugace, la sua.

Se ne va, mi spiace non avergli passato il biglietto, ma anche se avessi trovato il coraggio di darglielo, stasera proprio non l'avrebbe meritato.

Forse domani...


venerdì 18 maggio 2012


Ore 17.
Stasera c' è una novità.
E' nelle mia borsa, ben protetta tra le pagine di un quaderno per gli appunti.

Da ieri sera mi frulla in testa che devo fare un passo avanti.
Qualcuno mi ha detto che dovrei parlargli.
Con parole parlate.
Ma io non me la sento.
Allora ho deciso di scrivergli un biglietto.
Qualcuno ha proposto un biglietto da visita.
Ma io penso che non sto vendendo nulla e che nemmeno sto comprando qualcosa.

M'invento un biglietto semplice, su cartoncino bianco.

Inizio a pensare cosa scriverci.
Chiedo consiglio ad un uomo, il mio amico fraterno Antonio (o solo fratello o solo brother o solo brodino o solo tesoro) mi propone qualche frase, ma il consiglio è quello di scrivere quello che più sento mio.
Sicuramente il mio numero di telefono e la mia mail in calce.
Decido poi di stampare una mia fotografia e metterci indirizzo web dove sono pubblicate tutte le altre.
Cosa meglio parla di me se non le mie fotografie?
Aggiungo una frase scritta a mano, pochissime parole.
E ci appiccico una caramella, una vera caramella.

Completato il biglietto penso al passo successivo.

Quando e come darglielo.

Subito appena sale?
Naturalmente decido per darglielo un micro secondo prima che scenda dalla metro.

Si ma come?

Diretta magari:
Questo è per te! Con un sorriso smagliante.
Naaaaaaaaaaaaa

Indiretta forse:
Ehi ti è caduto questo! Accucciata ai suoi piedi mentre faccio finta di raccoglierlo.
Macchè.

Vabbè carica di buone intenzioni prendo la metro.
Qualche fermata e Lui sale.

Sfacciata lo guardo. Legge una rivista.
Evviva!!
Cerco di intuire quale sia, ma dopo qualche pagina la mette via.
I solito sguardi.
Ma stavolta c'e' qualcosa in piu'.
Un cartoncino.
Più il momento della consegna si avvicina, piu' sento salire l'adrenalina.

Glielo do. Insomma, non c'è scritto nulla di male, non sto facendo la figura della marpiona, è una cosa simpatica e soprattutto cosa potrebbe succedere mai?

Non glielo do. Insomma, del resto lui un passo avanti non l'ha mai fatto, e io faccio la figura della scema, e potrebbe succedere che tutto sommato non gliene può fregare nulla del biglietto e di me.

Sulla seconda tratta, gli passo accanto e mi guarda.
I suoi occhi azzurri sono due fari, mi perdo ma il biglietto mi ricorda che devo agire in fretta.
Manca solo una fermata e non ho molto tempo.

Tiro fuori il cartoncino dalla borsa.

E sfoglio un'improbabile margherita.
glielo do - non glielo do - glielo do - non glielo do - glielo do - non glielo do - glielo do

Non glielo do.

L'ha voluto il destino. Non posso mica scegliere margherite con petali pari giusto?

La verità è che non ho avuto il coraggio.

Lui scende e mentre le porte si chiudono mi sto già dando della cretina cagasotto.

Era il giorno giusto, il momento giusto, l'energia giusta e il bigliettino giusto e io mi sono tirata indietro.

C'è di buono che avrò altre occasioni.

Devo solo saltare un ostacolo. Io

Mind the gap people!

martedì 15 maggio 2012


Ore 17.
C' è.
Sorrido.

Oggi mi concentro su un suo gesto, quasi un tic.
Quello che tanti uomini fanno con la barba e spesso quando sono concentrati.

Toccarsela.

Chiudono la mano sul mento e poi la rilasciano piano, in modo che le dita accarezzino la barba.
E così fa lui, una volta, poi due, poi tre e poi ancora, m'incanta.

E sento che il mio cuore sta prendendo pian piano la forma di un cuore.
E miei battiti iniziano ad avere, tum tum dopo tum tum, piacevoli melodie rock.
E vado in apnea, come col primo bacio.
E penso a come questo nulla mi faccia star bene.

E mi dico che per quel suo unico e piccolo gesto, ci si può innamorare per tutta la vita.













venerdì 11 maggio 2012


Ore 17.
Non ci parliamo da un pò.
Per svariati motivi i nostri orari non coincidono per ben due settimane.
Ho quasi dimenticato il suo sguardo e non ho nemmeno una foto per ricordarlo.
La natura ci ha dato cinque sensi per non farci perdere.
E noi due ne usiamo solo uno.
Mi chiedo come sia il suo profumo, il suo sapore, la sua voce, toccarlo.
Chissà se tutto questo mi piace di lui.
Non l'ho mai sentito parlare al telefono, troppo lontana per sentire il suo odore figuriamoci il sapore.
Lasciamo perdere.
Abbiamo un senso solo e lo usiamo a meraviglia.

Avevamo.

Sono due giorni che sono puntuale al nostro appuntamento quotidiano e lui non si presenta.
Forse è malato, magari in ferie, oddio ha cambiato lavoro.
Mi rattristo a questa probabilità, perchè penso che i miei viaggi saranno lunghi e solitari.
Accendo il mio reader per leggere le ultime pagine di The Help (*), e sono così presa dalla lettura che proprio non mi accorgo del via vai di persone che salgono e scendo dalla metro.
Con un sorriso termino il mio libro. Che finale splendido.

Lui è lì.

Solito posto, solito libro aperto.
La consapevolezza che esista tutto ciò mi riempie di gioia.
Sono quasi emozionata, ho un nuovo taglio di capelli, chissà che ne pensa.
Approverà?
Sono corti e quasi tutti gli uomini invece preferiscono i capelli lunghi.
Sul perchè meglio lasciar perdere.
Allora me lo guardo.
Sviluppo la sua fotografia sul mio cuore.
Jeans e polo azzurra.
Ma la cosa che mi smuove è che la polo è a maniche corte.
Guardo le sue braccia come un uomo guarda le gambe di una donna.
Mappo tutti i suoi pori, sono sicura di non averne perso uno.
Non ha braccia muscolose ma toniche.
Carnagione molto chiara come i peli.
Con le dita della mano destra gioca in continuazione con il suo braccialetto d'oro troppo lungo.
Al polso sinistro porta un orologio. Lo esaminerò un'altra volta.
Sulla seconda tratta, la metro è piena.
Questa volta sono abbastanza lontana da lui, che si trova davanti a delle persone sedute.
Guarda a destra e a sinistra, ma non mi vede.
Poi un paio di volte va oltre i 180 gradi, cioè rotea la testa oltre il normale volgere dello sguardo.
Perchè mi cerca.
E mi trova.
Dopo una fermata, si libera un posto a sedere dietro di lui.
Lo guadagno, non prima di strusciare il mio braccio contro il suo.
Vorrei che in questo mezzo secondo l'otturatore di nostra storia rimanesse aperto per altri milioni di mezzi secondi.
Mi siedo.
Lui si gira, quasi a scusarsi, ma in realtà è arrivata la sua fermata ed è il momento di salutarsi.

A lunedì. Ciao
Dobbiamo rifarlo. Ciao





(*) L'aiuto, titolo originale The Help, di Kathryn Stockett (edit. Mondadori)