Questa è una storia metropolitana in metropolitana alle ore 17
venerdì 11 maggio 2012
Ore 17.
Non ci parliamo da un pò.
Per svariati motivi i nostri orari non coincidono per ben due settimane.
Ho quasi dimenticato il suo sguardo e non ho nemmeno una foto per ricordarlo.
La natura ci ha dato cinque sensi per non farci perdere.
E noi due ne usiamo solo uno.
Mi chiedo come sia il suo profumo, il suo sapore, la sua voce, toccarlo.
Chissà se tutto questo mi piace di lui.
Non l'ho mai sentito parlare al telefono, troppo lontana per sentire il suo odore figuriamoci il sapore.
Lasciamo perdere.
Abbiamo un senso solo e lo usiamo a meraviglia.
Avevamo.
Sono due giorni che sono puntuale al nostro appuntamento quotidiano e lui non si presenta.
Forse è malato, magari in ferie, oddio ha cambiato lavoro.
Mi rattristo a questa probabilità, perchè penso che i miei viaggi saranno lunghi e solitari.
Accendo il mio reader per leggere le ultime pagine di The Help (*), e sono così presa dalla lettura che proprio non mi accorgo del via vai di persone che salgono e scendo dalla metro.
Con un sorriso termino il mio libro. Che finale splendido.
Lui è lì.
Solito posto, solito libro aperto.
La consapevolezza che esista tutto ciò mi riempie di gioia.
Sono quasi emozionata, ho un nuovo taglio di capelli, chissà che ne pensa.
Approverà?
Sono corti e quasi tutti gli uomini invece preferiscono i capelli lunghi.
Sul perchè meglio lasciar perdere.
Allora me lo guardo.
Sviluppo la sua fotografia sul mio cuore.
Jeans e polo azzurra.
Ma la cosa che mi smuove è che la polo è a maniche corte.
Guardo le sue braccia come un uomo guarda le gambe di una donna.
Mappo tutti i suoi pori, sono sicura di non averne perso uno.
Non ha braccia muscolose ma toniche.
Carnagione molto chiara come i peli.
Con le dita della mano destra gioca in continuazione con il suo braccialetto d'oro troppo lungo.
Al polso sinistro porta un orologio. Lo esaminerò un'altra volta.
Sulla seconda tratta, la metro è piena.
Questa volta sono abbastanza lontana da lui, che si trova davanti a delle persone sedute.
Guarda a destra e a sinistra, ma non mi vede.
Poi un paio di volte va oltre i 180 gradi, cioè rotea la testa oltre il normale volgere dello sguardo.
Perchè mi cerca.
E mi trova.
Dopo una fermata, si libera un posto a sedere dietro di lui.
Lo guadagno, non prima di strusciare il mio braccio contro il suo.
Vorrei che in questo mezzo secondo l'otturatore di nostra storia rimanesse aperto per altri milioni di mezzi secondi.
Mi siedo.
Lui si gira, quasi a scusarsi, ma in realtà è arrivata la sua fermata ed è il momento di salutarsi.
A lunedì. Ciao
Dobbiamo rifarlo. Ciao
(*) L'aiuto, titolo originale The Help, di Kathryn Stockett (edit. Mondadori)
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