mercoledì 11 aprile 2012


Ore 17.
E' da giorni che rimando ma la giornata uggiosa di oggi sembra quasi richiedere il mio coinvolgimento in uno dei capolavori (a detta di tanti) della letteratura americana, Pastorale Americana di Philip Roth.
Accendo il mio reader, aumento il corpo del carattere (ah l'età), leggo un paio di citazioni, di quelle che a inizio libro mi piacciono sempre tantissimo,  poi le prime due pagine. Mi blocco.
Eccolo.
Gli sto facendo una piccola radiografia, giusto per capire se è tutto a posto e nel mentre mi squilla il cellulare.
E' Superman.
Cioè la suoneria è quella di Superman, al telefono è un mio carissimo amico.
Iniziamo a parlare del più e del meno e poi come sempre finiamo sulla nostra passione comune: la fotografia (a proposito, tutte le fotografie che vedete in questo blog sono state scattate da me).
Discutiamo di alcuni scatti, di inquadrature, post produzione e altre cose.
Mi guarda, incuriosito.
Io sorrido, ma per poco.
Perchè la bilancia delle emozioni, porca vacca, non mi abbandona mai!
A spezzare il mio sorriso sono quelle nove parole sul dorse del libro che ha tra le mani.

NORWEGIAN

Mentre il mio amico parla, mi perdo subito nei miei pensieri, e mi accorgo di rispondere a monosillabi.
Intravedo la copertina, la fotografo mentalmente. Chiudo la telefonata.
Non è una guida, ne sono sicura.
Con una serie di sguardi, fortunatamente il suo volto è impallato da una serie di viaggiatori, finalmente scopro di cosa si tratta.
Teach Yourself Norwegian Course.
(Scoprirò poi in internet che è un corso intensivo, vari cd+vari books, prezzo circa 500 euro! Scritto in inglese).
La domanda che mi ripropongo per tutto il viaggio è: a che serve il norvegese?
Probabili risposte:
a) mi piace la Norvegia e tutto ciò che è norvegese
b) lavoro per una società norvegese e mi hanno costretto a fare questo pseudo-corso
c) ho conosciuto una norvegese e vorrei capirla meglio
Credo soprattutto nell'ultima.
Per imparare una lingua così, servono grandi motivazioni.
Arriviamo alla sua fermata.
Mi guarda, uno..due... tre...secondi...Hei, hyvää iltaa
Lo guardo, come per dire: ma che cacchio dici? Ciao Ciao!

Arrivata a casa mi viene un sospetto, digito le sue parole nello spazio di google traduttore, imposto dal finlandese all'italiano ed ecco svelato il significato: Ciao, buona serata.

Sorrido di nuovo.

Stasera vi lascio con questo versione dei Kolacny Bros di With or Without You (U2)
http://www.youtube.com/watch?v=dcjec7WZ41s

A domani, stessa ora.