Ore 17.
Sale sul vagone.
Non è da solo.
Trovano due posti e si siedono.
Parlano e sono troppo lontani perchè io senta la sua voce.
Sono all' impiedi.
E' rivolto verso l'altra persona e mi dà quasi le spalle.
Questa persona è un uomo.
Un suo collega presumo.
Parla e gesticola poco.
Dopo qualche fermata il suo collega scende e si libera il posto.
La tentazione di sedermi accanto a lui è forte, fortissima.
Ma non lo faccio. Manca solo una fermata per scendere.
Ha una camicia a righe, adoro le righe!
Arriva la nostra fermata e scendiamo per cambiare linea.
Lui è davanti a me.
La metropolitana, ferma sta chiudendo le porte.
Lui fa una corsa ed entra.
Mi lascia sola sulla banchina.
Ma vaffanculo
Questa è una storia metropolitana in metropolitana alle ore 17
venerdì 29 giugno 2012
martedì 26 giugno 2012
Ore 17
Sguardi sempre piu' rari.
Sguardi semrpe piu' intensi.
In queste settimane ci siamo visti poco.
Ma la qualità del poco è imparagonabile al tanto.
Ultimamente batte il piede mentre aspettiamo la metro sulla seconda tratta.
Non capisco se è impazienza o è il ritmo di quella musica che suona in testa.
Immagino un tango, qualcosa dove ti prendi e ti lasci.
Come noi del resto.
E' abbronzato.
I suoi occhi sono come zaffiri incastonati in un gioiello di bronzo.
Stasera lo guardo profondamente e mi rendo conto che questo caldo e quella pelle del color del miele accende il mio desiderio.
Avvampo al pensiero.
Nessuno dovrebbe essere così sensuale.
Mi guarda, stasera ho i capelli lisci, cosa assai rara, chissà che ne pensa.
E' arrivata la sua fermata, lo saluto velocemente.
Mi vergogno.
Come se potesse leggermi....
Sguardi sempre piu' rari.
Sguardi semrpe piu' intensi.
In queste settimane ci siamo visti poco.
Ma la qualità del poco è imparagonabile al tanto.
Ultimamente batte il piede mentre aspettiamo la metro sulla seconda tratta.
Non capisco se è impazienza o è il ritmo di quella musica che suona in testa.
Immagino un tango, qualcosa dove ti prendi e ti lasci.
Come noi del resto.
E' abbronzato.
I suoi occhi sono come zaffiri incastonati in un gioiello di bronzo.
Stasera lo guardo profondamente e mi rendo conto che questo caldo e quella pelle del color del miele accende il mio desiderio.
Avvampo al pensiero.
Nessuno dovrebbe essere così sensuale.
Mi guarda, stasera ho i capelli lisci, cosa assai rara, chissà che ne pensa.
E' arrivata la sua fermata, lo saluto velocemente.
Mi vergogno.
Come se potesse leggermi....
venerdì 8 giugno 2012
Ore 17
Stamattina prima di scendere dalla metropolitana trovo questo braccialetto abbandonato su di un sedile.
Nel vagone non c'è nessuno.
Pare corallo su una spiaggia bianca.
Mi abbaglia.
Lo prendo.
E' un braccialetto fatto di passamaneria rossa, di quelli che si usano adesso.
Mi accorgo che la trama disegna cuori.
Arrivata in ufficio, una collega me lo lega al polso.
Un'altro segno del destino?
Io che non ho mai trovato nulla...
Mi rendo conto che i segni del destino che capto in metropolitana iniziano ad avere una loro valenza, anzi no, sono io che dò loro valenza.
Ognuno di noi, se osserva bene quello che gli succede intorno, si accorgerà che esistono tanti piccoli segnali che ci portano a qualcosa.
Sono quelle bellissime sensazioni, che si chiamano piccole cose.
Dare valore alle piccole cose è concime che fertilizza il nostro cuore.
Stasera il mio giardiniere legge,sbadiglia poi legge e poi sbadiglia.
Sulla prima tratta poco da dire.
Sulla seconda invece siamo vicinissimi.
Si libera un posto a sedere davanti a lui e come un razzo lo occupo.
E' davanti a me.
Seduta, i miei occhi non possono non guardare la fibia della sua cintura, e tutto quello che, scendendo con lo sguardo, trovo.
Gli ormoni si agitano e spingono.
State buoni ragazzi, è ancora presto, tornate a letto!
Cerco il suo sguardo.
Inizio a sentire germogli dentro.
Lo saluto, ringraziandolo.
Qualcosa cresce anche nel deserto.
Stamattina prima di scendere dalla metropolitana trovo questo braccialetto abbandonato su di un sedile.
Nel vagone non c'è nessuno.
Pare corallo su una spiaggia bianca.
Mi abbaglia.
Lo prendo.
E' un braccialetto fatto di passamaneria rossa, di quelli che si usano adesso.
Mi accorgo che la trama disegna cuori.
Arrivata in ufficio, una collega me lo lega al polso.
Un'altro segno del destino?
Io che non ho mai trovato nulla...
Mi rendo conto che i segni del destino che capto in metropolitana iniziano ad avere una loro valenza, anzi no, sono io che dò loro valenza.
Ognuno di noi, se osserva bene quello che gli succede intorno, si accorgerà che esistono tanti piccoli segnali che ci portano a qualcosa.
Sono quelle bellissime sensazioni, che si chiamano piccole cose.
Dare valore alle piccole cose è concime che fertilizza il nostro cuore.
Stasera il mio giardiniere legge,sbadiglia poi legge e poi sbadiglia.
Sulla prima tratta poco da dire.
Sulla seconda invece siamo vicinissimi.
Si libera un posto a sedere davanti a lui e come un razzo lo occupo.
E' davanti a me.
Seduta, i miei occhi non possono non guardare la fibia della sua cintura, e tutto quello che, scendendo con lo sguardo, trovo.
Gli ormoni si agitano e spingono.
State buoni ragazzi, è ancora presto, tornate a letto!
Cerco il suo sguardo.
Inizio a sentire germogli dentro.
Lo saluto, ringraziandolo.
Qualcosa cresce anche nel deserto.
mercoledì 6 giugno 2012
Ore 17.
Causa qualsiasi fiera, stasera non trovo posto a sedere.
Proprio stasera.
Ho in una mano la borsa fotografica che esplode e nell'altra il treppiede.
Carica come un mulo mi metto in un angolino e appoggio il cavalletto alla parete del vagone.
Alla sua fermata sale.
Nel mezzo mi casca il treppiede, a 20 cm da Lui.
E so dire solo: accidenti!!
Oggi ha una polo gialla con righe blu su dei pantaloni verde militare.
Quella polo è così sottile.
Non porta la maglia della salute ma qualcosa di più prezioso.
Una collanina d'oro.
Cerco di capire se ha un ciondolo qualunque (ti prego Signore fa che non sia una croce!!) oppure la fede che non mette al dito (opzione che spero si riveli sbagliata e assurda!).
Ma non lo capisco, perchè la polo è abbastanza accollata, basterebbe slacciare quel piccolo bottone.... mmhh...vabbè pensiamo ad altro.
Mentre mando un sms mi viene in mente una cosa: il bluetooth!!!
Potrei cercare un contatto tecnologico visto che il bigliettino è seppellito nella borsa.
Lo attivo e cerco altri dispositivi nella speranza che il suo sia acceso e riconoscibile.
Riconoscibile da che cosa non so, però provare non costa nulla.
I dispositivi che si palesano hanno per la maggior parte la sigla di un cellulare, una paio di nomi di donna e infine uno che mi esplode dentro:
AMOR DE MI VIDA
Sorrido, lo prendo come un segno del destino!
Impossibile che sia Lui, non mi pare tipo da cotanto slancio, allora cerco all'interno del vagone il/la probabile proprietario/a del cellulare.
Seduta c'è una coppia di sudamericani.
Si tengono la mano per un sacco di fermate, non sono giovani, lei gli parla e lo guarda negli occhi. Sicuramente l'AMOR DE MI VIDA è uno dei due, non può essere altrimenti.
Sulla seconda tratta lo perdo di vista, ho incontrato un'amica che non vedo da tempo e mi sono messa a chiaccherare con lei.
Ma prima della sua fermata non dimentichiamo di salutarci:
Buenas noches!
Hasta mañana...
lunedì 4 giugno 2012
Ore 17
"Mentre leggevo mi sono messo nei panni dell'uomo misterioso e anche un pochino nei panni di tutti gli uomini che si sentono lo sguardo di una donna addosso per pochi istanti...
Pensare che dietro all'attimo fuggente potrebbero celarsi una storia come la tua, incredibile, surreale, ma speciale, è pura magia!
A volte ci capita di incrociare lo sguardo di qualcuno con un sorriso che sembra volerti dire qualcosa, ma non ti soffermi, pensi di essere stato confuso con l'amico che non vede da tempo... e sorvoli, leggi, ascolti la musica, mandi un nervoso sms...
Sapere che nella borsetta di quella persona c'è un bigliettino per te è proprio figo. Dovrebbe saperlo, se lo merita, dopotutto ti ha fatto star bene per più di due mesi...
Rincorrilo tra i vagoni, bloccalo e digli quello che provi.
Fagli sapere che il tuo cuore è tra le sue braccia..
Non lasciare che l'attimo fugga.
Carissima Anna, non c'è poi molto di più di quello che so già, ma c'è molto per capire che sei partita per la tangente!"Queste sono le parole che mi ha scritto un amico dopo aver letto il mio blog.
Mi ha colpito il fatto che sia stato un uomo a scriverle, ci si aspettano queste parole da una donna, non da un uomo. Almeno io sono abituata a pensarlo.
Rifletto sul passaggio in cui in cui dice che meriterebbe di saperlo e io cosa meriterei?
Me lo domando spesso, la risposta è sempre la stessa: un'altra possibilità.
Tutti ne meritiamo una, bisogna che ci convinciamo di questo.
Io la mia non la voglio sprecare, ma non voglio nemmeno che finisca il tempo.
Aspettare aspettare aspettare, questo faccio.
Lo so che dovrei morderla questa vita, ma io di cascare proprio non me la sento.
Non posso permettermelo.
Non ora
Stasera c'è.
Una polo arancio e nera, su dei pantaloni con un sacco di tasche.
Rivista, poi libro, poi sguardo.
Lo guardo anche io e abbassa la testa.
Oggi proprio non vedo nessuna volontà.
Anzi.
Scende dalla metro e corre verso le scale.
Io di sicuro oggi non lo inseguo, con lo sguardo naturalmente.
"Mentre leggevo mi sono messo nei panni dell'uomo misterioso e anche un pochino nei panni di tutti gli uomini che si sentono lo sguardo di una donna addosso per pochi istanti...
Pensare che dietro all'attimo fuggente potrebbero celarsi una storia come la tua, incredibile, surreale, ma speciale, è pura magia!
A volte ci capita di incrociare lo sguardo di qualcuno con un sorriso che sembra volerti dire qualcosa, ma non ti soffermi, pensi di essere stato confuso con l'amico che non vede da tempo... e sorvoli, leggi, ascolti la musica, mandi un nervoso sms...
Sapere che nella borsetta di quella persona c'è un bigliettino per te è proprio figo. Dovrebbe saperlo, se lo merita, dopotutto ti ha fatto star bene per più di due mesi...
Rincorrilo tra i vagoni, bloccalo e digli quello che provi.
Fagli sapere che il tuo cuore è tra le sue braccia..
Non lasciare che l'attimo fugga.
Carissima Anna, non c'è poi molto di più di quello che so già, ma c'è molto per capire che sei partita per la tangente!"Queste sono le parole che mi ha scritto un amico dopo aver letto il mio blog.
Mi ha colpito il fatto che sia stato un uomo a scriverle, ci si aspettano queste parole da una donna, non da un uomo. Almeno io sono abituata a pensarlo.
Rifletto sul passaggio in cui in cui dice che meriterebbe di saperlo e io cosa meriterei?
Me lo domando spesso, la risposta è sempre la stessa: un'altra possibilità.
Tutti ne meritiamo una, bisogna che ci convinciamo di questo.
Io la mia non la voglio sprecare, ma non voglio nemmeno che finisca il tempo.
Aspettare aspettare aspettare, questo faccio.
Lo so che dovrei morderla questa vita, ma io di cascare proprio non me la sento.
Non posso permettermelo.
Non ora
Stasera c'è.
Una polo arancio e nera, su dei pantaloni con un sacco di tasche.
Rivista, poi libro, poi sguardo.
Lo guardo anche io e abbassa la testa.
Oggi proprio non vedo nessuna volontà.
Anzi.
Scende dalla metro e corre verso le scale.
Io di sicuro oggi non lo inseguo, con lo sguardo naturalmente.
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